L'Unione Europea deve rivedere il proprio ruolo geopolitico e compiere uno scatto innanzitutto di natura culturale, così da riuscire a parlare come unico interlocutore, collegiale, e definire politiche armoniche e condivise. Altrimenti continueremo a rimanere un'accozzaglia di Stati, perdendo di vista le azioni da compiere urgentemente per favorire una crescita armonica. Dobbiamo affrontare diversi aspetti concatenati: come produciamo, dove produciamo, come scambiamo i prodotti e come fare in modo che il sistema si alimenti senza che le fragilità geopolitiche attuali si traducano in misure protezionistiche. Tornare a un mondo chiuso non avrebbe alcun senso, in un sistema interconnesso come è oggi, con accordi commerciali globali, che non riguardano solamente Russia e Ucraina, ma anche il Nord America e il Sud America, la Cina, l'Africa, il Medio Oriente e l'Asia. L’attivissima #DianaLenzi, imprenditrice agricola e ottima presidente del CEJA Young Farmers, (Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori sostiene che "Non possiamo pensare di affrontare separatamente le grandi sfide alle quali non solo l'Europa, ma l'umanità è chiamata a dare risposte".